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La bellezza salverà il mondo

LA BELLEZZA SALVERA' IL MONDO

12 Maggio 2024 // di don Egidio Todeschini

La celeberrima frase “La bellezza salverà il mondo” che lo scrittore russo Fedor Dostoevskij (1821-1881) fa dire al principe Myskin, protagonista del romanzo L’idiota, offre anche a noi spunti di riflessione. Quelle parole, che nel libro hanno un contenuto mistico e filosofico, il cardinale Martini le ha commentate in un contesto evangelico e cristiano. E papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ (2015) rivolge a tutti un appello per proteggere la “casa comune”, dove la natura non è vista come una risorsa da sfruttare ma come una meravigliosa opera di Dio che riflette la sua bontà e la sua bellezza. Poi, accogliendo il 28 aprile scorso l’invito alla Biennale d’Arte di Venezia, dove è stato allestito anche un padiglione della Santa Sede nel carcere femminile della Giudecca, ha voluto sottolineare l’importanza dell’arte nella vita. Perché “in un mondo brutto siamo tutti avidi di bellezza, cioè di verità, di bene”.

Ma cos’è questa bellezza capace di salvare il mondo? Solitamente per bellezza intendiamo quella di un fiore, di un panorama incantevole oppure più spesso alludiamo a un bel corpo, magari decorato con abiti leggiadri e oggetti preziosi.

Anche i saggi dell’antica Grecia discutevano di queste cose. Ma mentre noi oggi siamo desiderosi di ricchezza e di potere, di successo e di fama, tra i Greci era l’arte, la poesia, il teatro, la filosofia. Platone, ad esempio, si chiedeva che cosa vogliamo davvero. Solo potere, successo, ricchezza? E parlava di bellezza, non tanto come estetica esteriore ma come armonia interiore, che si manifesta in dolcezza e pace.

Tutti valori umani e valori evangelici, che troviamo incarnati in Gesù e proposti come possibili a ogni saggio della terra. Gesù è “l’incantevole bellezza, nato dalla più dolce, più tenera e più bella di tutte le madri, Maria. Tuttavia la sua bellezza, prima che nella estetica del volto, appare nel suo agire: mansuetudine e delicatezza nel trattare con gli amici e perfino con Giuda. Gesù conquistava con le sue parole, la gente lo seguiva, perché in lui vedeva tanta amabilità, con dolcezza trattò la Maddalena, con indulgenza convertì la Samaritana, con misericordia perdonò la donna adultera, andava a mangiare a casa di pubblici peccatori per conquistarseli. Con generosità perdonò perfino i suoi carnefici, scusandoli per la loro ignoranza” (AES 125).

Qui allora viene evidenziato l’autentico significato di mitezza e misericordia. Ernesto Bobbio ammonisce però a non identificare il mite con il remissivo, ovvero con chi ha un atteggiamento cedevole o semplicemente bonario. Il mite, in verità, è l’anticipatore di un mondo migliore. È uno che vede la potenza del bene oltre la prepotenza del male (E. Bobbio, Elogio della mitezza).

Questo è lo straordinario messaggio che irrompe sulla scena del mondo con la figura di Cristo: il coraggio cristiano di amare il prossimo anche negli aspetti meno piacevoli della sua personalità, secondo un impegno che richiede di scoprire l’altro in tutta la sua autentica profondità. Qualora il bello fosse riducibile solo agli aspetti apparenti di una persona o di un oggetto, esso sarebbe il risultato di un semplice autocompiacimento.

La bellezza vera dunque è sinonimo di dolcezza, benignità, indulgenza, amore. Tutti valori che possono salvare il mondo. A patto che il mondo salvi questa bellezza.

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