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Avvento, attesa: ma di chi?

Avvento, attesa: ma di chi?

14 Novembre 2022 // di don Egidio Todeschini

Oh Dio, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli” (Colletta, Prima domenica di Avvento).

Sappiamo che Adventus è la traduzione in latino dal greco Parousìa, Epiphania, che nel linguaggio cultuale romano significava la venuta annuale della divinità nel tempio per visitare i suoi fedeli. Infatti il Cronografo romano del 354 usa la formula Adventus Divi per designare il giorno anniversario dell’ascesa al trono di Costantino.

Ma per noi cristiani cosa significa? Cominciamo col dire che se qualcuno si manifesta è in funzione di qualcun altro. Cristo si è voluto manifestare, farsi presente per chi? Per noi! Quindi il sacro tempo di Avvento che la Chiesa ci offre ogni anno è la preparazione all’incontro con Dio che è venuto nell’umiltà (in fasce, prima venuta), che viene (ogni giorno nel quotidiano), che verrà nella gloria (Giudice vestito di maestà).

La riforma liturgica del Concilio Vaticano II ci ha portato alla seguente comprensione: “Il tempo di Avvento ha una doppia caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e insieme è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi”.

Per questo l’Avvento non è solo la preparazione al compleanno di Cristo, ma è l’attesa del compimento del mistero della nostra redenzione. Anno dopo anno, di Natale in Natale, ci prepariamo al nostro incontro personale con Cristo (nostra morte) e a quello finale di tutti alla fine dei tempi.

La venuta di Cristo nella carne ha compiuto l’attesa dei secoli, ma allo stesso tempo ci apre alla Speranza del suo ritorno glorioso in cui si compirà pienamente il suo disegno di salvezza per ogni uomo.

Il tempo di Avvento è un tempo di vegliare, per farsi trovare pronti, di non addormentarci nelle nostre pigrizie, nel nostro egoismo, come dice San Paolo: “E’ tempo di svegliarsi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina… comportiamoci onestamente come in pieno giorno, non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù e non lasciatevi prendere dai desideri della carne” (Rom. 13, 11ss). Vegliare significa avere gli occhi della fede che sappiano riconoscere Gesù che s’incarna nell’altro del quale non ci serviamo ma che vogliamo servire.

L’attesa propria dell’Avvento è un’attesa gioiosa perché, come dicevo prima, è un’attesa del compimento della salvezza. Le promesse messianiche realizzate in Cristo portano il nostro sguardo verso il futuro. L’Avvento vuole suscitare in noi il desiderio di andare incontro al Signore che torna per portarci con lui. L’Avvento distrugge in noi la paura della morte e rafforza la gioia dell’incontro. Per questo la terza domenica di Avvento, detta la “Domenica “Laetare, cioè Rallegratevi” è tutta dedicata alla gioia.

L’attesa dell’Avvento è una attesa paziente, come la pazienza dell’agricoltore, che sa attendere i tempi del raccolto. Faremo bene perciò a esercitare la pazienza nei momenti di difficoltà, di buio, anche quando dubitiamo dell’amore di Gesù, come successe a Giovanni Battista nel momento della prova, quando sorge in noi la domanda: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” (Mt 11,3).

Infine l’attesa dell’Avvento è una attesa operosa. L’Avvento prima e il Natale poi non devono essere vissuti nel sentimentalismo (Gesù nel mio cuoricino!), ma nella realtà della nostra storia, dove Cristo è presente. Riflettiamo un attimo: dove è questo Cristo fatto carne? In chi? Dove dimora questo Cristo che aspetta di essere accolto? “Chi accoglie voi accoglie me” (Mt, 10,40).

Così, alla luce del mistero dell’Incarnazione s’illumina la nostra vita: è quella luce che dà senso alla nostra esistenza. Perciò, per chi ha conosciuto Cristo, il Natale è memoria attualizzata della nostra salvezza. La luce, che è Cristo, vince l’oscurità, la confusione, la depressione, la disperazione.

Che il Signore,dunque, ci aiuti a vivere il tempo di Avvento in attesa gioiosa, paziente e operosa.

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